05
di Sergio Gambitt19
Ninja! 1 (di 2)
Chi di spada ferisce…
Greenwich
Village.
Una figura coperta da un lungo impermeabile bianco sta forzando una delle numerose porte che danno sul corridoio di un condominio. La serratura scatta, e la figura penetra dentro silenziosamente. I suoi passi quasi non producono rumore, mentre supera agilmente il soggiorno e si avvicina alla camera da letto. Ed è proprio mentre sta entrando che avverte un movimento davanti a sé, subito seguito dal taglio di una mano scagliato contro il suo collo. Con insospettabile velocità alza il braccio e para il colpo, ma non riesce ad evitare il pugno diretto al fianco, che le mozza il fiato. Immediatamente dopo si sente afferrare le braccia da una mano e nello stesso tempo venire sbattuta al muro. I suoi forti ma inutili scossoni si bloccano quando sente una lama affilata spingere contro la sua carotide, e i suoi muscoli da vigorosi e potenti diventano improvvisamente deboli, quasi flaccidi.
Qualcuno accende una luce.
“Un ultimo desiderio prima di morire?” dice con voce fredda Elektra mantenendo lo sguardo fisso sugli occhi della sua preda. E’ una donna anziana, e boccoli bianchi le cadono disordinati sul viso. Dal suo aspetto fragile non si direbbe proprio poter essere la stessa che ha parato il primo colpo della ninja.
“Vengo in pace,” esordisce la donna “non intendevo fare nulla di male...”
“Certo, chiunque non ha cattive intenzioni entra di soppiatto negli appartamenti altrui…” ribatte Elektra.
“Volevo solo assicurarmi che fossi proprio tu quella che cercavo. Del resto, chi sarebbe così pazzo da affrontare un’ex membro della Mano?”
Elektra fissa negli occhi la donna, poi allontana il sai dal suo collo e dice:
“Hai cinque minuti.”
“Mi basteranno.” risponde l’altra tirando fuori dall’impermeabile, sotto lo sguardo vigile di Elektra, una cartella “Puoi chiamarmi Ms. Dawn. Diciamo che sono….una a cui le ingiustizie non vanno molto a genio. Ed è per questo che sono qui. Questo…” ed estrae dall’incartamento una foto di un uomo grasso in divisa militare “…è il colonnello Leonard Hama. Ufficialmente risulta in pensione, ma nonostante ciò i suoi conti in banca continuano a levitare. La ragione è semplice…” e getta altre foto su un tavolino, raffiguranti uno scarico merci portuale sorvegliato da brutti ceffi con grossi mitragliatori “Traffico di bambini. Sfrutta la sua posizione di potere all’interno di una certa…sezione segreta dell’esercito per far passare in America i figli dei prigionieri di guerra e venderli al miglior offerente. Va avanti in questo modo da anni.” e lancia all’indirizzo di Elektra un’occhiata piena di significati “Qui c’è tutta la documentazione su di lui. Puoi fare anche delle ricerche per conto tuo se vuoi, scoprirai che non mento. Quello che ti chiedo è di penetrare nella sua villa e portarlo vivo –mi raccomando, vivo- all’indirizzo che troverai nell’incartamento. Io sono troppo vecchia per questo genere di cose ormai, ma sono ancora in grado di gestire un interrogatorio. Allora, che ne dici?”
“Due domande. Perché io, e cosa ti fa credere che accetterò.”
“La prima è semplice. La villa del colonnello Hama, oltre ad essere protetta dai più avanzati sistemi di allarme, è controllata 24 ore su 24 da un gruppo dissidente della Mano. E chi meglio di un ninja può sconfiggere un altro ninja? Per quanto riguarda la seconda, credi che un uomo del genere meriti di vivere?”
Elektra resta in silenzio per qualche istante, poi:
“Va bene, accetto.”
“Ottimo,” dice Ms. Dawn concedendosi un leggero sorriso “recati a questo indirizzo domani alle due di notte, troverai lì il tuo contatto.”
“Io lavoro da sola.”
“Oh ma, credimi, non ti pentirai della sua presenza”
Liberty Island.
L’osservatorio posto sulla corona della Statua della Libertà è avvolto nel silenzio più totale. Mentre durante il giorno il posto brulica di gente che ne riempie ogni angolo, adesso la tranquillità che lo avvolge sembra quasi innaturale. Nulla lo turba, nulla si muove. Solo, dei passi felpati di una ragazza che ultimamente sembra preferire la quiete perfetta e sicura di quel luogo agli sterminati deserti australiani, davanti ai quali i pensieri si smarriscono. Del resto, Betsy Braddock, altrimenti conosciuta come Psylocke, ha davvero bisogno di pensare. Tutto era cominciato dopo il primo scontro con Il Re delle Ombre, che l’aveva lasciata menomata e priva dell’unica costante della sua vita: la telepatia[1]. Per poterlo tenerlo imprigionato nella propria mente infatti era stata costretta ad impiegare tutti i propri poteri psichici, e sebbene preferisse non darlo a vedere questa perdita le aveva causato più dolore di quanto volesse credere. Tuttavia, in seguito agli ultimi sviluppi, aveva trovato il modo di liberarsi del re delle Ombre[2], e con la telepatia ai massimi livelli si sentiva di nuovo completa. Si sentiva finalmente sé stessa, e non solo. Si sentiva quel che avrebbe sempre voluto essere, e sapeva che avrebbe dovuto essere felice per questo. E allora perché si trovava lì, da sola, a riflettere su ciò che era stata e ciò che stava diventando? Sebbene fosse finalmente integra, qualcosa la turbava. Una oscurità interiore che aveva sempre saputo di possedere, e che ultimamente era stata amplificata dal potere mistico dell’Alba Cremisi, con cui Arcangelo e Wolverine l’avevano salvata dalle ferite mortali infertele da Sabretooth[3]. Una forza che non conosceva, e che la spaventava. E’ vero, grazie ad essa era sopravvissuta al Re delle Ombre. Ma era anche vero che a causa di essa stava per essere trasformata in un dissimulante al servizio del malvagio Proctor Kuragari[4]. E la prossima volta? L’Alba Cremisi sarebbe stata la sua salvezza…o la sua rovina?
Così assorta nei suoi pensieri, Psylocke si accorge solo all’ultimo istante del laser rosso puntato al centro della sua fronte, ed è unicamente grazie all’addestramento ninja impartitole dalla Mano che salta di lato subito prima che un proiettile la colpisca. Betsy si volta nella direzione da cui proveniva il colpo, da cui al di là delle larghe finestre si intravede una placida Manhattan, poi in quella opposta. Alle sue spalle, una guardia giace svenuta, con una freccetta soporifera conficcata nella spalla. Ed è il quel momento che il telefono a gettoni nell’angolo comincia a squillare. Psylocke si guarda attorno circospetta, poi con prudenza si avvicina all’apparecchio e ne alza la cornetta.
“A terra, sulla tua sinistra” dice una voce femminile e chiaramente contraffatta all’altro capo dell’apparecchio. Betsy tenta di individuare la traccia psichica della donna, ma qualcosa le blocca la sonda. Così con la coda dell’occhio nota una valigetta poggiata accanto al muro, chiusa.
“Non preoccuparti,” continua la donna “se avessi voluto farti del male saresti già morta. Ho bisogno del tuo aiuto. Lì dentro ci sono dei documenti che provano che un colonnello dell’esercito commercia da anni in bambini. Quel che ti chiedo è di aiutarmi a vendicare le vittime perdute e salvare le possibili future. Il raid nel suo appartamento è fissato per domani notte, troverai tutte le informazioni che ti servono nella ventiquattrore.Vieni da sola.”
Betsy, che finora si è limitata ad ascoltare estendendo i propri poteri per poter superare il blocco psichico della donna, replica:
“Chi sei? Non riesco a sondarti la mente ma avverto in te un qualcosa di familiare.”
“Chiamami Ms. Dawn, se vuoi”
“Non mi piacciono tutti questi segreti”
“Quando ci sono in gioco le vite di bambini innocenti, quel che ti piace o non ti piace è irrilevante. Inoltre considera che da questa esperienza potresti anche imparare qualcosa di più sui tuoi nuovi poteri. E’ questo che vuoi, no? Pensaci.” e detto questo riattacca.
“Ehy, aspetta…!” quasi grida Psylocke, ma la linea gli risponde solamente con il suono del campo libero. Betsy si abbassa e apre la valigetta. All’interno di essa diversi documenti e foto che più tardi studierà meglio nella sua stanza della X base australiana. Quindi la richiude e la prende in mano, mentre scompare nella penombra della stanza. L’osservatorio sprofonda di nuovo nella quiete, come se non fosse successo niente. Unica testimone degli eventi, una Statua della Libertà a grandezza d’uomo posta all’ingresso della stanza.
La notte dopo.
La Luna è già alta nel cielo, e il suo disco piatto rischiara di luce bianca una villa di Forest Hills, New York, conferendole una cupa aria spettrale. Al di fuori delle mura di solido cemento armato sormontate da filo spinato percorso da corrente ad alto voltaggio e affilati pezzi di vetro sta passeggiando una ragazza in impermeabile e cappello rossi. Sebbene il suo passaggio possa essere archiviato dagli addetti alle telecamere come quello di una residente nei paraggi che deve aver fatto un po’ tardi, in realtà è studiato per valutare al meglio il sistema di difesa senza dare particolarmente nell’occhio. E, una volta finito il giro di ricognizione, così com’era apparsa la ragazza scompare nell’oscurità di un vicolo. Quella Dawn aveva ragione, pensa Elektra, non so chi si è barricato lì dentro o perché, ma ha di certo qualcosa da nascondere. E se a questo aggiunge tutte le prove contenute nell’incartamento sul conto del colonnello Hama, e la reazione del detective Michael Morrisey al solo sentir pronunciare il suo nome, non può non pensare che sia realmente responsabile dei crimini di cui è stato accusato. E se è davvero così, stasera dovrà pagare.
Pensando a tutto questo indietreggia nel vicolo fino a toccarne una scura parete, e vi si appoggia per osservare meglio le mura della villa. E’ in quell’istante che da esso fuoriescono due braccia, ed è nel medesimo istante che lei reagisce prendendole per i polsi e scaraventandole verso l’altra parete del vicolo. Una massa scura vola contro il muro, ma all’ultimo secondo con una piroetta riesce a poggiare i piedi su di esso dandosi la spinta per piombare nuovamente su Elektra. Mani e piedi scattano con una velocità impressionante, e in un attimo entrambe si trovano di fronte, strette in un abbraccio mortale. Da una parte Psylocke punta una lama psichica alla testa di Elektra, mentre quest’ultima preme la punta di un sai al collo della prima. Passa del tempo, e le due restano immobili.
“E così sei tu il mio contatto” esordisce Elektra “Una ninja alle prime armi troppo sicura delle proprie capacità”
“Io invece pensavo di dover lavorare con gente seria, e non con la brutta copia di Carmen Sandiego” ribatte Betsy “E poi non credo che tu sia nelle condizioni di dare a me dell’inesperta…”
“In questo momento posso pensare ad almeno una decina di modi di ucciderti prima che tu possa fare qualunque cosa.”
“Ti sfido a provarci.”
Gli occhi neri come l’abisso di Elektra scrutano a fondo i riflessi violacei di quelli di Psylocke per un tempo che sembra infinito. Poi, entrambe, mollano all’unisono la presa.
“Quindi è quella la villa del colonnello…” dice Betsy scrutandola attentamente.
“Sì.” risponde Elektra “Prima della tua interruzione stavo studiando un modo per penetrarvi non vista.”
“Ma questa è la parte più facile…” ribatte la prima, abbracciando Elektra da dietro e sprofondando nelle tenebre del vicolo. Quindi, delle due più nessuna traccia.
Cortile interno di villa Hama.
C’è un angolo all’interno del cortile. Un’edera sale su per il muro, mentre due cespugli di bacche rosse fanno compagnia alle piante di geranio coltivate con cura. Un pioppo protegge il tutto, come un padre amorevole con i figli. Ma, cosa ancora più importante, getta su tutto una lunga ombra.
“Ooof!” si lascia scappare Elektra una volta fuoriuscita dall’oscurità in cui Psylocke l’aveva trascinata.
“Problema risolto…”
“Fai un’altra volta una cosa del genere senza dirmelo…” scatta Elektra sbattendo Betsy contro il muro e puntandole contro un sai “…e puoi dire addio al tuo bel visino.”
“Ehm…Carmen…?” dice Betsy, i suoi occhi fissi su qualcosa oltre il pino.
“Quanti?”
“Almeno una dozzina.”
“Bene…” e con entrambi i sai in mano Elektra salta all’indietro e si scaglia brutalmente contro i ninja della Mano che affollano il giardino, uccidendone un paio che un attimo dopo scompaiono senza lasciare traccia “E, per la cronaca, mi chiamo Elektra.”
“Psylocke, piacere…” risponde Betsy mentre armata di lama psichica tramortisce alcuni ninja e contemporaneamente osserva con la coda dell’occhio l’altra scatenarsi “Sei sicura che sterminarli così sia annoverato nel manuale del buon supereroe?”
“Nessuno mi ha mai accusato di essere un supereroe…” dice l’altra, mentre un suo calcio spezza il collo di un ninja, di cui subito dopo è rimasta solo una nuvoletta di fumo.
“Capisco…”
Nei cinque minuti successivi gli unici rumori sono quelli della battaglia. Elektra si muove con una furia assassina dominata dai precetti di un rigido addestramento ninja e da una stupefacente grazia innata. I suoi sai sibilano nella fredda aria notturna e raggiungono i bersagli senza esitazione, mentre con gli occhi ha già selezionato la nuova vittima. Attorno a lei, il fumo dei membri della Mano morti è così intenso da farla apparire come uno spettro, a suo agio con la morte almeno quanto il traghettatore d’anime stesso. E mentre continua a massacrare con fredda risoluzione i ninja così stupidi da mettersi sulla sua strada, Betsy Braddock non può non chiedersi con chi sia capitata. Non è la classica combattente del male, di questo ne è certa, come è sicura di riconoscere le sue movenze, la sua danza di morte. E’ simile a quelle dei ninja che stanno affrontando, come è simile alla propria. In ogni calcio, in ogni pugno che Elektra mette a segno, Psylocke riconosce uno dei propri calci o pugni, anche se le mosse della prima sono animate una determinazione più forte, una folle violenza controllata con letale efficienza dal suo animo ninja. Lo stesso animo che Psylocke non vuole liberare per….motivi personali.
“Non ne valgono la pena.” dice Elektra all’indirizzo di Betsy in piena battaglia.
“Cosa?”
“Hanno venduto la loro anima quando sono entrati nella Mano. Il loro destino è segnato fino al momento della loro morte. Non devi trattenerti solo per non ucciderli.”
“Anche tu sei stata un membro della Mano, lo vedo da come ti muovi, eppure adesso combatti dall’altro lato della barricata.”
“Ma io sono morta.”
“Oh…” si lascia scappare Betsy, mentre il palmo della mano colpisce il mento di uno dei ninja “In ogni caso non è questo il motivo per cui mi trattengo. C’è…una grande oscurità dentro di me. Non ho idea di quel che potrebbe succedere se le lasciassi prendere il sopravvento…”
“E così la rifiuti.” risponde Elektra conficcando la punta del proprio piede nel petto di un avversario “Sbagli. Quella oscurità potrà non piacerti, ma è parte di te. Accettala, comprendila, ponile le tue condizione e infine controllala. Ma combattere contro di essa sarebbe come combattere contro te stessa.”
“Tu non hai la minima idea di come si possa vivere tenendo costantemente sotto controllo una parte di te che al minimo errore potrebbe liberarsi e mettere in pericolo tutto ciò a cui tieni…”
Elektra salta in avanti ed estrae un sai da un gambale. Poi lo rotea in mano e lo conficca nell’occhio di un ninja, che non ha nemmeno il tempo di stupirsi prima di scomparire in una nuvoletta di vapore. Mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé, la ninja greca replica:
“Fidati, lo so.”
Psylocke si ferma un attimo in battaglia, e questa distrazione permette a due ninja di superare le sue difese. Due pugni la colpiscono al petto e all’addome, ed un calcio la scaraventa contro la sua compagna. Betsy Braddock crolla su Elektra, ed entrambe finiscono a terra. Guardando il viso sotto di sé, Psylocke ha per la prima volta l’occasione di scrutare attentamente nei freddi abissi degli occhi della ninja greca. Sarà l’addestramento della Mano, sarà il potere dell’Alba Cremisi, ma quel che vi vede all’interno è un turbine di sensazioni incomprensibili ma nello stesso tempo affascinanti, istinto puro e ancestrale controllato a stento dalla razionalità di un rigido allenamento, ma in ogni stante in procinto di esplodere con effetti mortali. I suoi sensi sovrannaturali la avvertono del rischio che corre ad avventurarsi in queste terre inesplorate, ma allo stesso tempo è questo campanello di allarme che la attira. La sua percezione si allarga, la mente di Elektra inspiegabilmente e inconsciamente entra in sintonia con la propria. Coglie frammenti di quei pochi istanti, che sembrano secoli. La mano della ninja che le accarezza il fianco, il battito sincronizzato del suo cuore attraverso il petto premuto contro il proprio, il respiro mozzato di due labbra a pochi millimetri l’una dall’altra.... Sa centesimi di secondo prima quando la sua bocca si aprirà, e cosa uscirà da quelle labbra:
“Dove…?”
“A ore undici.” risponde Psylocke.
“Al mio via….Via!” e scaglia Betsy contro i due ninja di fronte a lei. Un attimo dopo anche Elektra è in pieni, pronta ad affrontare i restanti.
“Ne arrivano sempre di più!” grida la prima, in notevole difficoltà.
“Hai qualcosa in mente?”
“Sì. Coprimi.” e senza bisogno di dire altro Elektra si avvicina e comincia a respingere tutti i ninja da sola, mentre Psylocke porta le mani alla tempia e dalla sua fronte comincia ad emanare energia violacea.
“Io…io… No!” grida e cade a terra. Elektra la vede con la coda dell’occhio e sforzandosi di non tradire una certa preoccupazione, ancora combattendo, le chiede:
“Cosa è successo?!”
“Ho…tentato di controllarli mentalmente, ma a quanto pare le tenebre li proteggono. Mi ha scacciato prima che potessi fare qualsiasi cosa.”
“I ninja della Mano,” dice con disprezzo Elektra “sono i figli della notte. Votati anima e corpo a lei e da lei protetti in ogni istante delle loro miserabili vite. So bene cosa significa. Ero una di loro, una volta…”
“Ma ora li combatti, dico bene?!” esclama una voce dall’ingresso della villa, mentre due lame affilate volano all’indirizzo della ninja greca. La prima viene scansata, ma l’altra è calcolata in modo tale da sapere esattamente in che direzione Elektra sarebbe andata per evitare la precedente. Del sangue comincia a sgorgare copioso dalla sua coscia.
“Chi sei?” chiede la fredda voce di Elektra, senza neanche prestare attenzione alla ferita. Dall’uscio della villa, una ragazza comincia ad avanzare verso di lei. La sua carnagione è ambrata, i tratti del volti di una finezza tipicamente mediorientale. I capelli sono di un nero corvino, e scendono lisci fino agli alti zigomi, sopra i quali risaltano due occhi di un intenso color verde. E’ vestita con degli abiti bianchi e beige. Ai piedi leggeri sandali i cui lacci circondano tutto il polpaccio. Alla vita, una pesante cintura di bronzo sorregge dei drappi candidi che lasciano scoperti i morbidi fianchi, mentre delle fasce sulle cosce ospitano due piccole falcette. L’addome è scoperto, mentre più su un ridotto drappeggio decorato tiene su due seni piccoli e sodi. Al centro del petto è ricamata una grossa chiave della vita egiziana, mentre sulle spalle fanno bella mostra di sé due spalline appuntite. I capelli sono parzialmente coperti da una tiara dorata raffigurante il viso di un leone, e da essa discende un candido velo trasparente. A completare il tutto i guanti bianchi, i cui lacci arrivano fino al gomito e una grossa falce che sporge dalle sue spalle. Mentre avanza tutti i ninja del cortile si fermano e si inchinano leggermente in segno di rispetto. Arrivata a pochi metri da Elektra, la squadra da capo a piedi.
“Puoi chiamarmi Sekhmet, guerriera, e sono colei che ti sconfiggerà.”
Poi, notando Betsy alle spalle della ninja greca, fa un cenno ai suoi sottoposti e questi le si scagliano addosso all’unisono.
“No..!” impreca Psylocke subito prima di essere sopraffatta da una moltitudine di letali ninja. La sua ultima chance, sprofondare nell’ombra sottostante sperando di evitarli in qualche modo. Molti di loro però si lanciano al suo inseguimento, e si immergono nell’ombra assieme a lei. Elektra li vede tutti sparire, poi torna a prestare attenzione a colei che ha detto di chiamarsi Sekhmet.
“Lasciala perdere, lei non ti riguarda più.”
“Cosa vuoi?”
“Voglio battere la disertrice, voglio il merito di aver sconfitto la più letale tra i discepoli della Mano. Voglio ucciderti.”
Elektra si guarda intorno. Ogni ninja è scomparso, sono sole adesso. Sorride, poi risponde:
“Sta bene” ed estrae i due sai. Sekhmet ricambia il sorriso, poi prende in mano le due falcette legate alle cosce. Entrambe restano immobili, l’una di fronte all’altra, gli occhi attenti a captare ogni minima mossa. La battaglia è imminente. Il premio, la vita.
E stavolta solo una di esse lo riscuoterà.
Continua…
Note:
[1] su
X Men 108
[2] su
Gli Incredibili X Men 4 MarvelIT
[3] su
X Men Universe 24
[4] nella
miniserie Psylocke e Arcangelo: Alba Cremisi, pubblicata su Marvel Mix 20
Note dell’autore: non credo ci sia bisogno di dire a che genere cinematografico questo e il prossimo numero si ispirino. Basta la parola “ninja” per definire un intera categoria che annovera tra i suoi massimi rappresentanti Bruce Lee e Jackye Chan. Stavolta però alla pratica delle arti marziali ho unito il misticismo puramente orientale dell’Alba Cremisi, forza che definirò una volta per tutte nel prossimo numero.
Come al solito commenti, suggerimenti o insulti a: gambittolo@hotmail.com.
Nel prossimo numero: il confronto tra Psylocke e l’Alba Cremisi! Lo scontro tra Elektra e Sekhmet (attenti, potrebbe non concludersi come pensate…)! La vera identità di Ms. Dawn! Cosa volete di più?!